Verifica statica scaffalature UNI 15635: guida completa per la sicurezza in magazzino

La sicurezza nei magazzini industriali non è solo questione di tenere tutto in ordine—è un dovere morale e un obbligo di legge. Tra le tante cose che un responsabile deve tenere d’occhio, la verifica statica scaffalature UNI 15635 è spesso sottovalutata. Eppure, è uno dei pilastri fondamentali per evitare incidenti, proteggere chi ci lavora e rispettare le norme vigenti. Rimandarla? Un errore madornale. In questo articolo troverai tutto ciò che devi sapere sulla norma UNI EN 15635: chi deve farla, ogni quanto, cosa controllare, e cosa succede se la ignori. Scoprirai anche perché non basta affidarsi alla manutenzione ordinaria—perché la sicurezza scaffalature industriali richiede un approccio ben più strutturato. Se gestisci un magazzino o ti occupi di sicurezza sul lavoro, queste informazioni non sono solo utili: sono essenziali. Pronto a capire davvero cosa significa mettersi in regola—e farlo bene?

Cos’è la verifica statica delle scaffalature e perché è obbligatoria

La verifica statica scaffalature UNI 15635 non è un “occhiatina veloce”. È un’analisi tecnica rigorosa che valuta se i telai metallici reggono davvero i carichi per cui sono stati progettati—e se non mostrano danni strutturali nascosti. Basta pensare a una piccola deformazione non vista: può trasformarsi in un crollo domani. E sì, è obbligatoria. Il D.Lgs. 81/08, il Testo Unico sulla Sicurezza sul Lavoro, è chiaro: il datore di lavoro deve garantire la sicurezza delle attrezzature, scaffalature incluse. La norma UNI EN 15635 entra nel merito di come va fatta questa verifica—trasformandola da buona pratica a dovere legale.
Ma perché tanta enfasi? Perché ogni anno, in Italia, si registrano decine di incidenti gravi legati a scaffalature cedute—e nella quasi totalità dei casi, la causa è una manutenzione carente o una totale assenza di ispezione formale. E se un ispettore dell’INAIL arriva e non trova traccia della verifica? Multe, sospensioni, perfino responsabilità penali.
Allora, è davvero un “costo”? O piuttosto un investimento per evitare conseguenze ben peggiori—umane, legali ed economiche? La ispezione scaffalature magazzino non è burocrazia: è prevenzione concreta. E se ancora dubiti, chiediti: quanto vale la vita di una persona rispetto a una mezz’ora di ispezione ben fatta?

Se vuoi approfondire gli obblighi normativi per la sicurezza nei luoghi di lavoro, il Decreto Legislativo 81/08 è il punto di riferimento fondamentale.

La norma UNI EN 15635: cosa prevede e a chi si applica

La norma UNI EN 15635—“Applicazione di scaffalature metalliche – Raccomandazioni per l’uso e l’ispezione”—è il vero manuale operativo per chiunque abbia un magazzino. Pubblicata a livello europeo e pienamente valida in Italia, non fa distinzioni: si applica a tutti i tipi di scaffalature metalliche, dai grandi hub logistici alle piccole officine con un angolo deposito.
E qui viene il bello: distingue nettamente tra due tipi di controllo. Da un lato, i controlli visivi—svolti dal personale interno, settimanalmente o mensilmente. Dall’altro, le ispezioni formali, eseguite almeno una volta all’anno da un tecnico competente.
La norma è precisa anche su come segnalare i danni, cosa documentare e come mettere in sicurezza una scaffalatura compromessa. E attenzione: non è “solo una raccomandazione”. Il Testo Unico sulla Sicurezza richiama esplicitamente questa norma—rendendola vincolante nella pratica.
Insomma, se pensavi che bastasse “vedere se tutto sembra a posto”, ripensaci. La sicurezza scaffalature industriali si costruisce su procedure chiare, tracciabili e condivise. Vuoi davvero rischiare di affidarti al caso? Per capire meglio il quadro normativo europeo, una buona partenza è la pagina su norma tecnica su Wikipedia.

Per un’analisi completa della compliance normativa, ti consigliamo la lettura del nostro articolo sull’audit safety aziendale.

Chi può eseguire la verifica statica: requisiti del tecnico abilitato

No, non può farla il capo magazzino “perché conosce bene le scaffalature”. La verifica statica scaffalature UNI 15635 richiede un tecnico competente—una figura definita con precisione dalla norma stessa. Non serve un albo specifico, ma sì una comprovata esperienza nella progettazione, installazione o ispezione di sistemi di stoccaggio metallici.
Immagina: deve riconoscere una microfessura da un semplice graffio. Deve capire se un montante piegato ha perso il 10% o il 40% della sua capacità portante. Deve saper interpretare le sollecitazioni strutturali—e proporre interventi mirati.
E soprattutto, deve redigere un rapporto tecnico chiaro, dettagliato, giuridicamente utilizzabile. Spesso si tratta di ingegneri, periti industriali o esperti con anni nel settore logistico.
Ma attenzione: se in sede di ispezione gli ispettori dell’Ispettorato del Lavoro ti chiedono “chi ha fatto la verifica?”, non basta il nome. Serve il curriculum, la formazione specifica sulla normativa UNI EN 15635, la prova di competenza. Altrimenti, quella verifica non vale nulla—e sei come se non l’avessi fatta.
Quindi: meglio spendere qualcosa in più per un professionista serio… o rischiare di pagare carissimo un “risparmio” fasullo? E qui sorge un dubbio legittimo: quanti “esperti improvvisati” stanno oggi in giro a rilasciare certificazioni inutili?

Per identificare figure qualificate, è utile consultare una guida come quella sul RSPP, responsabile della sicurezza, che chiarisce i requisiti tecnico-professionali richiesti dalla legge.

Frequenza delle ispezioni: quando è richiesta la verifica periodica

Una volta all’anno. Punto. È il minimo stabilito dalla verifica statica scaffalature UNI 15635. Ma attenzione: “minimo” non significa “massimo”. In magazzini con elevata movimentazione—dove i carrelli elevatori sfrecciano a ogni ora, magari con conducenti poco attenti—la frequenza va ridotta: ogni sei mesi, ogni tre, a seconda del livello di rischio.
E non dimentichiamo i controlli interni: settimanali o mensili, a cura del personale formato, per intercettare subito ammaccature, allentamenti o segni di usura. Questi non sostituiscono l’ispezione annuale, ma la completano—creando un sistema di monitoraggio continuo.
Ecco un dato che fa riflettere: secondo un’indagine del 2023, il 68% dei crolli di scaffalature avvenuti in Italia negli ultimi cinque anni è stato causato da danni non rilevati in tempo, spesso visibili a occhio nudo.
Oggi, con l’avanzare della digitalizzazione, molte aziende usano software che tracciano autonomamente le scadenze delle ispezioni—integrando la normativa UNI EN 15635 nei flussi operativi. E dal 2025, con le nuove linee guida INAIL, la puntualità nelle verifiche sarà un criterio centrale per valutare la compliance.
Allora: la tua azienda ha un piano di ispezione calendarizzato—o sta navigando a vista? E se un incidente dovesse accadere domani, sarebbe colpa della sfortuna… o della negligenza?

Per strutturare un sistema efficace di sorveglianza, ti consigliamo di esplorare le nostre linee guida sui controlli e verifiche periodiche obbligatori per legge.

Cosa controllare durante l’ispezione statica delle scaffalature

Non si tratta di guardare “se c’è qualcosa di rotto”. L’ispezione è meticolosa, sistematica, quasi chirurgica. Montanti, traverse, mensole, connettori, ancoraggi a pavimento—ogni elemento viene analizzato. Si cercano piegamenti, crepe, corrosione, torsioni, fissaggi allentati. E soprattutto: segni di impatto da carrelli elevatori—la causa numero uno dei danni strutturali.
Ogni anomalia viene classificata in base a una scala di gravità: lieve (monitoraggio), significativa (intervento programmato), critica (messa fuori uso immediata). Una piccola ammaccatura? Forse basta segnalarla. Un montante torcito di 15°? Quella campata va chiusa subito.
E non finisce qui. Il tecnico controlla anche se i carichi applicati rispettano le specifiche del produttore—perché spesso il problema non è la scaffalatura, ma il modo in cui viene usata.
C’è anche un lato “burocratico”, ma fondamentale: targhette di portata visibili, schemi di montaggio disponibili, registri aggiornati. Senza questi, anche una struttura perfetta può essere considerata irregolare.
In pratica, la ispezione scaffalature magazzino è un mix di ingegneria, osservazione sul campo e controllo documentale. E qualunque dubbio? Meglio sospendere l’uso—prima che un “forse” diventi un “troppo tardi”. D’altronde, quanti incidenti nascono proprio da quel “tanto non succede niente”?

Scopri come rendere l’ispezione efficace con la nostra guida pratica sull’ispezione scaffalature.

Documentazione obbligatoria: registro delle verifiche e rapporto di ispezione

Non aver fatto il controllo è grave. Non averlo documentato? È come non averlo fatto. La legge lo dice chiaro: ogni verifica statica scaffalature UNI 15635 deve lasciare traccia scritta.
Serve un registro aggiornato—cartaceo o digitale—dove si annotano data, nome del tecnico, stato delle scaffalature, danni riscontrati e interventi effettuati. A questo si aggiunge il rapporto di ispezione formale: con foto, schemi, valutazioni tecniche e una dichiarazione esplicita di conformità o non conformità alla normativa UNI EN 15635.
Questo materiale deve essere conservato e messo a disposizione di INAIL, Ispettorato del Lavoro o altri enti di controllo. E se manca? Multe fino a 6.000 euro, sospensione dell’attività, e—peggio—nessuna copertura in caso di incidente.
Ma il registro non serve solo per evitare sanzioni. È uno strumento strategico: mostra l’evoluzione nel tempo, evidenzia aree critiche ricorrenti, aiuta a migliorare i processi. In altre parole, trasforma la sicurezza scaffalature industriali da obbligo difensivo a leva di efficienza.
Quindi: il tuo registro è aggiornato—o è solo un foglio vuoto in un cassetto? E se domani bussasse un ispettore, sapresti dove mettere le mani?

Per gestire al meglio gli adempimenti documentali, consulta la nostra guida dettagliata sul registro antincendio, un modello simile applicabile anche alla tracciabilità delle verifiche strutturali.

Conseguenze di una verifica negativa e rimedi tecnici

Una verifica negativa non è un “avviso”. È un allarme rosso. La norma è esplicita: le campate danneggiate vanno messe fuori servizio subito—con nastri rossi, cartelli, barriere fisiche. Ignorarla? Vuol dire giocare con la vita delle persone.
Le conseguenze sono pesanti: sanzioni amministrative (fino a 12.000 euro), responsabilità penale in caso di infortunio, danni reputazionali difficili da recuperare.
E i rimedi? Non esistono scorciatoie. Riparare con un saldatore improvvisato? Pericoloso e illegale. La normativa UNI EN 15635 ammette solo interventi con componenti originali o omologati, eseguiti sotto supervisione del tecnico competente. In molti casi—soprattutto con danni ai montanti—l’unica soluzione è la sostituzione completa.
E dopo l’intervento? Nuova verifica, nuova documentazione, nuova autorizzazione all’uso.
Ma c’è di più: bisogna capire *perché* è successo. Manovra errata del carrello? Sovraccarico? Assenza di protezioni? Senza analisi delle cause, il problema tornerà. Sì, si può riparare—ma solo se fatto bene, e solo se si impara dall’errore.
La sicurezza scaffalature industriali non è un costo una tantum. È una cultura. E tu, da che parte stai? Preferisci aspettare il disastro… o costruire un sistema che lo impedisca?

Per comprendere appieno le conseguenze legali della non conformità, leggi il nostro approfondimento sulle sanzioni penali e amministrative del D.Lgs. 81/08.

Differenza tra verifica statica e manutenzione ordinaria delle scaffalature

Attenzione: non sono la stessa cosa. La manutenzione ordinaria è quotidiana—pulire, stringere un bullone allentato, sostituire una mensola ammaccata. La fa il personale del magazzino, con una formazione di base. Utile? Sì. Sufficiente? Assolutamente no.
La verifica statica scaffalature UNI 15635, invece, è un’ispezione tecnica annuale—obbligatoria—svolta da un tecnico competente. Valuta non solo lo stato fisico, ma anche la capacità portante reale, l’adeguatezza del montaggio, la correttezza del carico applicato. Ha valore legale. La manutenzione, no.
Immagina la manutenzione come “lavare la macchina”. La verifica statica è “portarla in officina per la revisione”. Entrambe servono, ma solo la seconda è obbligatoria per legge.
E se pensi che basti “tenere tutto in ordine”, sappi che molti magazzini sanzionati avevano ambienti pulitissimi… ma scaffalature con microdanni strutturali mai rilevati.
Allora: la tua strategia di sicurezza si ferma alla pulizia—o va oltre? Perché solo integrando manutenzione e verifica formale si costruisce un magazzino davvero sicuro, efficiente e a norma. E non dimenticare: un magazzino ordinato può nascondere un disastro in agguato. Meglio vederlo prima che sia troppo tardi.

Per capire come integrare questi due livelli di intervento, ti suggeriamo di leggere il nostro articolo sulla manutenzione predittiva industriale, una strategia che va oltre la semplice pulizia o riparazione tempestiva.

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