Impianto Cantiere: Guida Completa a Normative e Sicurezza

Sicurezza ed efficienza. Due parole che in un cantiere edile sono legge, non negoziabili.

In un ambiente del genere, un impianto cantiere fatto come Dio comanda non è certo un puntiglio normativo, ma la polizza sulla vita di chi ci lavora e il motore delle attrezzature. La tendenza a prenderlo sottogamba è, diciamocelo, fin troppo diffusa.

Eppure parliamo di un impianto elettrico che, sebbene provvisorio, è una faccenda serissima che richiede una competenza quasi ossessiva. Dall’allacciamento alla rete fino all’ultimo dei cavi a norma per cantieri. Il punto è: come si fa a districarsi in questa giungla di norme e dettagli tecnici senza commettere errori fatali?

L’obiettivo di questa guida è proprio quello: fare chiarezza, pezzo dopo pezzo, per costruire un impianto elettrico di cantiere che sia un baluardo di sicurezza e regolarità.

Cosa si intende per impianto elettrico di cantiere

Prima di perdersi tra norme e tecnicismi, mettiamo un punto fermo. Cos’è sul serio un impianto cantiere? Via dalla testa l’immagine della classica ciabatta collegata a una presa. Assolutamente no.

Qui si parla di un sistema articolato, complesso, progettato per alimentare ogni singola attività in condizioni di sicurezza granitica. Tecnicamente, la definizione di “impianto elettrico di cantiere” copre ogni componente che si trova dopo il punto di consegna (il famigerato POD) dell’energia.

Tradotto? Si intende il quadro elettrico generale, quello che gli addetti ai lavori chiamano quadro ASC, ma anche le linee che portano corrente, i quadri secondari, l’illuminazione e, naturalmente, le prese per gli utensili. E non dimentichiamoci del sistema di messa a terra, un elemento… beh, vitale.

Si tratta di un impianto temporaneo, certo, ma questo lo rende forse meno rigido di uno fisso? Al contrario. Ogni suo componente, dai quadri fino ai cavi a norma per cantieri, deve essere selezionato per resistere all’ambiente ostile di un cantiere, fatto di polvere, acqua e colpi.

E alla fine, chi paga la corrente? A meno di accordi diversi scritti nero su bianco nel contratto d’appalto, tocca all’impresa esecutrice intestarsi la fornitura provvisoria e saldare le bollette.

Normativa impianti elettrici cantieri temporanei e mobili

Realizzare un impianto cantiere equivale a camminare su un filo teso sopra un precipizio di normative. Tutte, senza eccezione, concepite con un unico scopo: azzerare i rischi elettrici in un luogo che di pericoli ne ha già fin troppi.

Il testo sacro, il punto di riferimento imprescindibile, è la Norma CEI 64-8, in particolare la sua Sezione 704, quella che parla chiaro su “Cantieri di costruzione e demolizione”. È lì che sono scolpiti i comandamenti per progettare, installare e collaudare gli impianti provvisori. Ad affiancarla, c’è la CEI EN 61439-4 (o CEI 17-113) che detta legge sui quadri.

Ma la domanda sorge spontanea: serve sempre un progetto timbrato da un professionista? L’obbligo di progetto per l’impianto elettrico di cantiere scatta in scenari specifici, ad esempio quando la potenza richiesta supera i 6 kW o in presenza di aree a maggior rischio incendio.

La legge, poi, non fa sconti sulle tensioni per la sicurezza umana: in cantiere, la tensione di sicurezza per utensili e luci in condizioni critiche è inchiodata a 25V in alternata (AC) e 60V in continua (DC). Questo risultato si ottiene con appositi sistemi a bassissima tensione di sicurezza (SELV). Ignorare queste regole? Una mossa suicida, non ci sono altri termini.

È il primo passo fondamentale per un impianto cantiere a prova di qualsiasi imprevisto, un percorso che passa, inevitabilmente, dalla scelta dei materiali giusti, come i cavi a norma per cantieri.

Caratteristiche e requisiti del quadro elettrico di cantiere

Il centro nevralgico, o per meglio dire, la cassaforte blindata di qualsiasi impianto cantiere è lui: il quadro elettrico, noto come Quadro di cantiere o ASC (Assembly for Site Construction). Non pensiamo a un banale centralino. No, questa è una fortezza di comando e protezione con specifiche ferree.

Affinché un quadro elettrico di cantiere (QAC) sia considerato a norma, deve rispettare religiosamente la norma CEI EN 61439-4. E questo, all’atto pratico, in cosa si traduce?

Si traduce nell’avere un involucro corazzato, una vera armatura con un grado di protezione elevatissimo contro liquidi e polvere (parliamo di IP55 o superiore) e contro gli impatti (IK08 o superiore). Del resto, un cantiere non è un salotto.

Serve un sezionatore generale bloccabile con lucchetto, per isolare tutto e poterci mettere le mani senza farsi male. Dentro, poi, ogni circuito deve essere blindato da interruttori magnetotermici e da un interruttore differenziale (il salvavita, per capirci) con sensibilità massima di 30mA.

Spesso, non manca il pulsante a fungo per lo sgancio di emergenza. E le prese? Devono essere di tipo industriale e interbloccate, così nessuno può staccare una spina sotto carico.

Acquistare un quadro ASC certificato non è una possibilità tra tante, è l’unica strada percorribile per un impianto cantiere che voglia distribuire energia senza fare danni, usando i corretti cavi a norma per cantieri.

Cavi a norma per cantieri: requisiti di sicurezza essenziali

L’energia all’interno di un impianto cantiere scorre dentro cavi e prolunghe. Parliamo di componenti che subiscono torture quotidiane: vengono tirati, schiacciati, calpestati, abbandonati al sole cocente e sotto acquazzoni. È del tutto sensato che la normativa sia inflessibile sulla loro qualità, o no?

Le caratteristiche fondamentali per i cavi e le prolunghe da cantiere ruotano tutte attorno alla robustezza meccanica e alla capacità di sopportare l’ambiente. I cavi a norma per cantieri, infatti, devono essere progettati per una “posa mobile” in scenari tutt’altro che amichevoli.

Il sovrano assoluto in questo campo, l’unica scelta che abbia senso, è il cavo H07RN-F. La sua guaina in gomma speciale, tipo neoprene, gli conferisce una flessibilità e una resistenza a urti, abrasioni e intemperie che altri cavi si sognano.

Sognarsi di usare cavi per uso civile, tipo il FROR, per collegare un attrezzo è una pura follia, un disastro annunciato: la loro guaina in PVC si crepa al primo maltrattamento. Tirando le somme, puntare solo e soltanto su cavi a norma per cantieri è una delle decisioni più sagge per evitare guasti e, cosa ben peggiore, incidenti mortali all’interno dell’impianto cantiere.

Messa a terra impianto di cantiere e protezione ponteggi

Affrontiamo ora un argomento che è il cuore stesso della sicurezza: la messa a terra dell’impianto cantiere. Non avere un sistema di terra efficiente significa giocare alla roulette russa con la corrente elettrica. Senza mezzi termini.

L’importanza della messa a terra in un cantiere è totale. Fine della discussione. Si tratta del sistema che, se qualcosa va storto, convoglia la corrente di guasto a terra, provocando l’intervento immediato del salvavita.

Tecnicamente, è un circuito fatto di dispersori (i classici picchetti) conficcati nel terreno e di un conduttore che collega a terra ogni massa metallica, dalle carcasse dei quadri a quelle degli attrezzi.

Ma sorge un dubbio comune: che si fa con le grandi masse metalliche, tipo i ponteggi? La messa a terra è categoricamente obbligatoria per strutture come ponteggi, gru e anche le semplici recinzioni metalliche. Tutto deve essere collegato all’impianto di terra.

Questo legame, chiamato equipotenziale, serve a una cosa sola: evitare che si formino differenze di potenziale assassine tra due punti. Un sistema di terra ben fatto, quindi, non è un accessorio. È la fondamenta su cui poggia l’intera sicurezza dell’impianto cantiere, in sinergia con i differenziali e con materiali sicuri come i cavi a norma per cantieri.

Certificazione e dichiarazione di conformità impianto cantiere

Anche se dura solo qualche mese, un impianto cantiere va certificato né più né meno di un impianto civile. Tutta quella che a prima vista sembra burocrazia inutile è, in realtà, un documento con un peso legale enorme. Ma quindi, cosa va certificato di preciso?

La parte di impianto elettrico di cantiere che ricade sotto il Decreto 37/08 è tutto ciò che l’installatore realizza dal punto di fornitura (POD) in avanti. L’allacciamento prima del contatore, invece, è un problema del distributore.

L’installatore abilitato che ha eseguito il lavoro ha l’obbligo, non la facoltà, di rilasciare la Dichiarazione di Conformità (la celebre DiCo) secondo il DM 37/08. E non è una semplice formalità, ma l’atto che certifica un lavoro eseguito a regola d’arte.

Quindi, per farla breve, come si certifica un impianto elettrico di cantiere? È molto diretto: l’impresa installatrice, una volta terminato, consegna la DiCo al committente completa di tutti gli allegati. Dentro c’è la lista dei materiali, che ovviamente deve includere roba seria come i cavi a norma per cantieri, e l’eventuale progetto.

Se poi l’impianto supera 1 kW di potenza e ha una messa a terra, la DiCo vale anche come denuncia dell’impianto stesso e deve essere inviata a INAIL e ASL/ARPA. Non c’è altro da aggiungere.

In conclusione, allestire un impianto cantiere non è un gioco da ragazzi. È un’attività che non ammette improvvisazione. Non si tratta solo di “dare corrente”.

È necessario conoscere a menadito le normative, progettare con la testa e usare solo e soltanto componenti nati per resistere, come i quadri ASC e gli indistruttibili cavi a norma per cantieri. La sicurezza, in fondo, è una catena che si spezza nel suo anello più fragile.

Ogni singolo dettaglio, dalla messa a terra alla firma sulla dichiarazione, è uno di quegli anelli. Considerare un impianto elettrico di cantiere a norma un semplice costo è un errore di valutazione madornale. È, senza il minimo dubbio, il miglior investimento che si possa fare. Punto. Un investimento in vite umane e in efficienza.

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